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Queste pagine nascono con l’intento di valorizzare il terriorio,
l’archeologia, le tradizioni e il paesaggio del Monte Amiata.
In libreria.
Nel
2023
Edizioni
Effigi
ha
pubblicato
la
tesi
di
laurea
di
Fiora
Bonelli,
docente,
scrittrice
e
giornalista,
discussa
alla
Scuola
Normale
Superiore
di
Pisa
nell'anno
accademico 1967/68.
La
tesi
tratta
la
storia
dell'Abbazia
di
San
Salvatore,
della
Pieve
di
Santa
Maria
a
Lamula,
della
chiesa
di
San
Biagio
in
Gravilona
e
di
altre
ad
occidente
del
Monte
Amiata
ed
è
corredata
da
numerose
fotografie
in
bianco
e
nero
che
mostrano
un
affascinante
spaccato
dell'epoca e delle condizioni dei monumenti esaminati.
Autore: Fiora Bonelli
A cura di: Giovanni Cannavale
Edito da: Edizioni Effigi.
«Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,
ma nell’avere nuovi occhi»
Marcel Proust
“Tutti i diritti sono riservati.”
Novità in libreria.
Nel
cuore
della
Toscana,
il
Monte
Amiata
si
erge
maestoso,
avvolto
da
leggende
e
misteri.
Questo
libro
esplora
la
storia
affascinante
della
Pieve
di
Santa
Maria
in
Lamula,
un’antica
chiesa
che
custodisce
simboli
enigmatici
legati
al
bestiario
medievale
e,
probabilmente, ai Cavalieri Templari.
Attraverso
un
viaggio
nel
tempo,
il
lettore
scoprirà
come
la
Pieve
di
Santa
Maria
in
Lamula
sia
stata
un
punto
di
riferimento
spirituale
e
culturale
per
secoli.
I
simboli
scolpiti
nelle
sue
pietre
raccontano
storie
di
creature
mitiche
e
di
un’epoca
in
cui
il
sacro
e
il
profano
si
intrecciavano in modi sorprendenti.
La
narrazione
si
addentra
nei
segreti
dei
Templari,
l’ordine
cavalleresco
che
ha
lasciato
un’impronta
indelebile
nella
storia
europea.
Le
loro
connessioni
con
il
Monte
Amiata
e
la
Pieve
de
la
Mula
sono
svelate
attraverso
documenti
storici,
leggende
locali
e
interpretazioni moderne.
Unendo
storia,
mito
e
mistero,
questo
libro
offre
una
prospettiva
unica
su
uno
dei
luoghi
più
affascinanti
della
Toscana.
Un’opera
imperdibile
per
gli
appassionati
di
storia medievale, simbolismo e leggende templari.
Autore: Giovanni Cannavale
Edito da: Edizioni Effigi.
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“Tutti i diritti sono riservati.”
Papa Pio II
Nei
suoi
“Commentarii”,
Papa
Pio
II
così
descrive
il
Monte
Amiata:
“Il
Monte
Amiata
è
ubicato
nel
territorio
Senese,
non
più
basso
dei
pascoli
dell'Appennino;
si
racconta
che
soltanto
le
Alpi
Pistoiesi
e
altre
due
montagne
in
tutta
l'Italia
lo
superino
in
altezza.
Fino
all'estrema
sommità
è
rivestito
di
foreste;
la
parte
più
elevata,
spesso
avvolta
da
nubi,
è
ricoperta
dai
faggi;
poi
più
sotto
succedono
i
castagni,
e
dopo
questi
o
le
querce
o
le
sughere;
la
parte
più
bassa
è
occupata
sia
dalle
viti,
sia
dagli
alberi
piantati
dalla
mano
dell'uomo
sia
dai
campi
sia
dai
prati.
Si
trovano
poi
in
una
valle
appartata
del
monte
alti
abeti,
che
forniscono
legname
di
buona
qualità
per
costruire
gli
edifici
tanto
senesi
quanto romani”.
La Postilla Amiatina
La
Postilla
Amiatina
è
un
testo
aggiunto
ad
un
rogito
fatto
dai
coniugi
Miciarello
e
Guadrada
nell’anno
1087,
per
la
donazione
delle
loro
proprietà
all’abbazia
di
San
Salvatore.
L’atto
è
scritto
a
mano
in
latino,
ma
alla
fine
il
notaio
aggiunse:
Ista
car(tula)
est
de
caput
coctu
ille
adiuvet
de
ill
rebottu q(ui) mal co(n)siliu li mise in corpuiv.
Si
tratta
di
una
delle
prime
scritte
in
volgare
che
può
essere
così
tradotta:
Questa
carta
è
di
Capocotto,
lo
aiuti
da quel ribaldo che gli mise in corpo un cattivo consiglio.
Probabilmente
Caput
coctu
(testa
dura,
testa
calda)
è
il
soprannome
di
uno
dei
due
coniugi
il
quale
avrebbe
sperperato i suoi averi seguendo un cattivo consiglio.
Altre
interpretazioni
sostengono
che
rebottu
sarebbe
il
Diavolo,
il
Demonio,
cosa
questa
che
darebbe
un
altro
senso
al
significato
della
traduzione:
Questa
carta
è
di
Capocotto,
Egli
(ovvero
Dio)
lo
aiuti
dal
Maligno
che
gli
mise in corpo il cattivo consiglio.
Ancora
oggi,
in
alcune
zone
del
Monte
Amiata,
è
ancora
in
uso
utilizzare
la
U
come
finale
delle
parole,
così
come
accade
nella
Postilla
Amiatina
con
le
parole
coctu,
rebottu,
consiliu, corpu.
“Tutti i diritti sono riservati.”
Archeologia
A piedi nudi corro su per il rapido largo verde
e quello che laggiù vedo, voltandomi,
negli occhi vetusti dei parenti
è solo una scaglia d’amore.
Marco Pistoi
Guida Archeologica del Monte Amiata
“Tutti i diritti sono riservati.”
“Tutti i diritti sono riservati.”
La Grotta dei Paladini
Nel
comune
di
Arcidosso,
nel
castagneto
che
circonda
la
frazione
Salaiola,
è
presente
una
grotta
che
la popolazione del luogo conosce con il nome di «Grotta dei Paladini».
Si
tratta
di
una
grotta
orizzontale,
alla
quale
si
accede
attraverso
una
porta
rettangolare,
che
si
addentra
nella
roccia
per
circa
sette
metri.
Durante
la
seconda
guerra
mondiale
veniva
utlizzata
come
rifuggio
antiaereo
e,
probabilmente,
anche
come
nascondiglio di materiale post bellico.
Il
nome
della
grotta,
evidentemente,
fa
riferimento
ai
personaggi
vicini
a
Carlo
Magno
e
ai
suoi
paladini
o
a
Re
Arù
ed
i
suoi
cavalieri.
Molti
altri,
infatti,
sono
i
riferimenti
toponomastici
a
personaggi
facenti
riferimento
a
quelle
vicende
storiche
e
leggendarie.
Carlo
Magno,
in
effetti,
attraversò
l’Amiata
con
il
suo
esercito,
fermandosi
presso
i
monaci
dell’Abbazia
di
San Salvatore per curare i propri soldati.
Nei
pressi
della
Buca
dei
Paladini
era
presente
un’altra
grotta,
che
i
residenti
ricordano
stratificata
su due livelli.
Oggi
quella
grotta
non
esiste
più,
poichè,
durante
il
dopoguerra,
fu
distrutta
per
costruire
alcune
case
del centro di Salaiola.
“Tutti i diritti sono riservati.”
Rifugio Preistorico
Nel
comune
di
Castel
del
Piano,
nel
castagneto
adiacente
la
Strada
Provinciale
Macinaie,
a
circa
5
chilometri
dal
paese,
si
trova
una
piccola
grotta
naturale,
formata
dalla
sovrapposizione
di
massi
trachitici di grandi dimensioni.
La piccola grotta si sviluppa orizzontalmente per circa 5 metri all’interno della roccia.
La
conformazione
fa
ritenere,
con
buona
probabilità,
che
fosse
utilizzato
dall’uomo,
come
rifugio,
in
epoca
preistorica
e,
successivamente,
dalle
varie
popolazioni
che
si
sono
avvicendate
sulle pendici della montagna.
Alle
spalle
della
grotta
si
trovano
tutta
una
serie
di
rocce
di
grandi
dimensioni,
disposte
in
modo
da
creare
piccoli
varchi,
quasi
a
formare
un
labirinto
naturale.
Non
risulta
sia
stato
mai
effettuato
un
saggio
per
verificare
la
presenza
di
reperti archeologici.
“Tutti i diritti sono riservati.”
Croce Templare
La
chiesa
di
San
Niccolò
si
trova
nel
centro
storico
di
Arcidosso,
poco
più
a
valle
del
castello
Aldobrandesco.
La
chiesa
rappresenta
il
primo
luogo
di
culto
del
castro
di
Arcidosso
e
fu
costruita,
a
navata
unica
di
piccole dimensioni, nella prima metà del XII secolo.
Quella
prima
costruzione
corrisponde,
più
o
meno,
all’attuale navata destra della chiesa.
Dall’esame
del
dipinto
rinvenuto
al
di
sotto
di
quello
di
«Guido
Riccio
da
Fogliano»,
sembra
che
quella
primordiale piccola chiesa avesse un campanile.
All’inzio
del
1600
la
chiesa
di
San
Niccolò
fu
ampliata
con
la
costruzione
di
quella
che
oggi
rappresenta
la
navata
centrale,
inglobando
anche
la
vicina
chiesa
di
Santa
Croce
quale
navata
di
sinistra.
La
chiesa
primordiale
di
San
Niccolò
presenta,
scolpiti
sulle
pietre
della
facciata
esterna,
alcuni
simboli
che
necessitano
di
tutela
e
valorizzazione: una croce ed una scritta su una pietra d’angolo.
Sulla
porta
d’ingresso
dell’originale
chiesa
di
San
Niccolò,
quella
del
XII
secolo,
è
presente,
sullo
stipite
sinistro,
una
croce
patente,
visibile
solo
da
chi
si
accinge
ad
entrare
in
chiesa.
Tale
simbolo
ricalca
fedelmente
quello in uso dai Cavalieri Templari.
La
cosa
si
fa
molto
più
intrigante
nel
momento
in
cui,
in
una
casa
adiacente
la
chiesa
di
San
Niccolò,
vengono
effettuati
dei
lavori
edili
che comportano la rimozione dell’intonaco.
Un
pezzo
di
un
vecchio
piedritto
in
peperino
ritorna
alla
luce,
dopo
essere
rimasto
celato
da
strati
di
intonaco
per
decenni.
Si
tratta
di
una
porzione
di
uno
stipite
di
una
porta
o
finestra,
sul
quale
è
scolpita
una
bellissima
croce
patente
incritta in un cerchio.
Si
tratta
del
primo
rinvenimento,
nel
comune
di
Arcidosso,
di una croce templare al di fuori di un edificio di culto.
«Esso parlava ancor de la larghezza
che fece Niccolò a le pulcelle,
per condurre ad onor lor giovinezza.»
Purgatorio
Canto XX
“Tutti i diritti sono riservati.”
Chiesa del Presepe
La
chiesa
del
Presepe
è
ubicata
nella
frazione
Bagnoli
del
comune di Arcidosso.
La
data
1707
scolpita
nell’architrave
ne
indica
la
fattura
settecentesca.
La
denominazione
alla
Natività
di
Gesù
è
da
attribuirsi
a
don
Pietro
Pavolo
e
Marco
Gorgoni,
cosa
questa
riportata
nella lapide sotto la mensa.
I
Gorgoni
erano
una
famiglia
di
cui
oggi
si
è
persa
memoria nella zona.
I
successivi
proprietari,
la
famiglia
Tassi,
sono
tutt’ora
seppelliti nella cripta della chiesa.
Di
notevole
valore
è
l’altare,
alto
circa
tre
metri,
completamente
in
peperino,
con
colonne
e
capitelli
scolpiti
sormontati
da
un
frontone
e
in
alto
lo
stemma
dei Gorgoni.
Sono
stati
fatti
alcuni
tentativi
per
recuperare
e
ristrutturare
la
chiesa
del
Presepe,
ma,
ad
oggi,
non
è
stato
possibile
addivinire
ad alcun accordo nè con il proprietario nè con le istituzioni locali.
La
chiesa
è
purtroppo
in
pessimo
stato
di
conservazione.
Nella
sottostante
cripta
sono
presenti
alcune
bare
che
qualcuno
ha
distrutto, esponendo i resti umani.
Libri
“Tutti i diritti sono riservati.”
Guida archeologica del Monte Amiata
Scritto
da
Marco
Pistoi
nel
1989
con
la
Nuova
Immagine
Editrice, non facilmente reperibile.
Vengono
minuziosamente
riportate
le
varie
scoperte
archeologiche
effettuate
nei
comuni
amiatini,
con
foto
e
disegni.
La Preistoria del Monte Amiata
Bonaventura
Caprio
in
questo
libro
edito
nel
1997,
condensa
40.000
anni
di
storia
del
Monte
Amiata,
con
foto
e
disegni
molto particolareggiati.
L’opera,
realizzata
anche
con
il
contributo
dell’Amministrazione
Comunale
di
Castel
del
Piano
e
del
Lions
Club
Amiata,
non
è
facilmente reperibile.
Castel del Piano al tempo di Guidoriccio
«Queste
pagine
chiedono
attenzione
perchè
tracciano
coraggiosamente
i
confini
‘’di
un’immagin’’
a
dir
poco
complessa.
Non
si
tratta
infatti
di
aggiungere
un
elemento
di
discussione
ad
un
esercizio
dialettico
fra
addetti
ai
lavori;
cosa
per
altro
abbondantemente
sfruttata;
ma
di
interpretare
un
pezzo
di
storia
del
nostro
territorio
sulla
scia
di
un
dipinto
che
ne
racconta
uno
spaccato
fondamentale
e
di
documenti
d’archivio che ne avvalorano l’interpretazione.»
Blog
Posted: Friday 4th April 2014
Voluptate magna occaecat
Posted: Wednesday 12th March 2014
Sunt in velit dolor ipsum amet
Posted: Monday 20th January 2014
Nulla dolor ut enim proident esse
“Tutti i diritti sono riservati.”
Il
10
febbraio
2023,
alle
ore
13.30,
ed
in
replica
l’11
febbraio
2023
alle
ore
19.15,
su
TV9,
all’interno
della
rubrica
INFORMAMIATA,
andrà
in
onda
il
servizio
realizzato
per
la
presentazione
del
libro
«Il
Monastero
di
Abbadia
San
Salvatore»
L’intervista
è
stata
resa
da
Renzo
Bonelli,
fratello
della
scrittrice,
e
da Giovanni Cannavale, curatore del libro.
Il
25
febbraio
2023,
alle
ore
16.30,
in
Castel
del
Piano,
presso
Palazzo
Nerucci,
verrà
presentato
il
libro «Il Monastero di Abbadia San Salvatore».
Si
è
tenuta,
il
25
febbraio
2023
presso
Palazzo
Nerucci,
la
presentazione
del
libro
«Il
Monastero
di
Abbadia
San
Salvatore»,
alla
presenza
di
numerose
persone.
Erano
presenti,
inoltre,
il
Sindaco
di
Castel
del
Piano,
Michele
Bartalini,
il
Sindaco
di
Abbadia
San
Salvatore,
Fabrizio
Tondi,
l'Assessore
Renzo
Rossi,
Mario
Papalini
delle
Edizioni
Effigi,
Renzo
Bonelli
e
il
Dottor Marco Farmeschi.
Si
terrà
il
18
marzo
2023,
innanzi
al
Rotary
Club
Amiata
Distretto
2071,
la
presentazione
del
libro
«Il
Monastero
di
Abbadia
San
Salvatore
ed
alcuni
edifici
preromanici
ad
occidente
del
Monte Amiata»
Blog
Posted: Friday 4th April 2014
Voluptate magna occaecat
Posted: Wednesday 12th March 2014
Sunt in velit dolor ipsum amet
Posted: Monday 20th January 2014
Nulla dolor ut enim proident esse
“Tutti i diritti sono riservati.”
Il
10
febbraio
2023,
alle
ore
13.30,
ed
in
replica
l’11
febbraio
2023
alle
ore
19.15,
su
TV9,
all’interno
della
rubrica
INFORMAMIATA,
andrà
in
onda
il
servizio
realizzato
per
la
presentazione
del
libro
«Il
Monastero
di
Abbadia
San
Salvatore»
L’intervista
è
stata
resa
da
Renzo
Bonelli,
fratello
della
scrittrice,
e
da Giovanni Cannavale, curatore del libro.
L’11
ottobre
2024,
presso
la
Pieve
di
Santa
Maria
in
Lamuna,
verrà
presentato
il
libro
“Tra
cielo
e
terra:
il
Monte
Amiata
e
la
Pieve
di
Santa
Maria
in
Lamula”.
All’evento
sono
stati
invitati
i
Sindaci
di
Arcidosso,
Castel
del
Piano,
Santa
Fiora,
Seggiano,
Cinigiano
e
Abbadia
San
Salvatore,
nonchè
rappresentanti
della
Arcidiocesi di Siena.
11 ottobre 2024.
Pieve
di
Santa
Maria
in
Lamula.
Presentazione
del
libro:
Tra
Cielo
e
Terra:
Il
Monte
Amiata
e
La
Pieve
di Santa Maria in Lamula.
Galleria
“Tutti i diritti sono riservati.”
La Pieve di Lamula vista dal drone
Informamiata del 10.02.2023
La Pieve di Lamula
Tunnel Pieve di Lamula
Indagini Lidar Pieve di Lamula
Croce sul Monte Amiata
Mostra Artemisia Gentileschi
“Maria Maddalena penitente”
Indagini Georadar Pieve di Lamula
Piancastagnaio. Convento di San Bartolomeo
“Tutti i diritti sono riservati.”
San Bernardo, creatura amica
Conosciuta
fin
dall'antichità,
questa
razza
caratterizzata
da
un
istinto
naturale
al
soccorso
e
da
una
sensibilità
quasi
paranormale,
è
un
regalo
della natura che forse l'uomo di oggi non merita.
l
detto
popolare
"
il
cane
è
il
miglior
amico
dell'uomo
"
fa
da
testimone
al
legame
che,
dall'alba
della
civiltà,
accomuna
tale
animale
all'essere
umano.
Studi
recenti
hanno
dimostrato
che
l'uomo
iniziò
ad
addomesticare
il
cane
poco
dopo
averne
mangiato
le
carni
per
sfamarsi.
Probabilmente,
alcune
delle
caratteristiche
e
doti
che
contraddistinguono
la
razza
canina
emersero
fin
da
allora
prepotentemente:
fedeltà,
lealtà
e
comprensione.
Oggi,
purtroppo,
troppo
spesso
tale
rapporto
è,
per
nostra
ristrettezza
mentale,
a
senso
unico.
Talvolta,
anzi,
c'è
chi
tende
a
trattare
il
cane
nel
peggiore
dei
modi.
Lo
provano
notizie
recenti,
riportate
da
diversi
giornali,
secondo
le
quali
vi
era
stata
una
grande
richiesta
di
cuccioli
di
cane
San
Bernardo,
destinati
ad
essere
soppressi
poiché,
incredibilmente,
per
certe
persone
il
sapore
della
loro
carne
è
ineguagliabile.
Nonostante
simili
ignobili
episodi
e
la
trascuratezza
con
cui
l'uomo
si
rapporta
agli
animali
in
genere,
il
San
Bernardo
continua
a
svolgere
il
suo
incessante
e
paziente
lavoro.
Proprio
per
approfondirne
le
doti
innate,
peraltro
comuni
ad
altre
razze,
vorrei
parlarne.
Il
San
Bernardo
lo
merita.
Un'amicizia millenaria
Il
legame
che
lega
il
cane
di
San
Bernardo
all'uomo
è
antichissimo,
al
punto
che
sue
raffigurazioni
risalgono
ad
epoca
assira.
Su
un
bassorilievo,
nel
palazzo
di
Assurbanipal
a
Ninive
-
attualmente
conservato
al
British
Museum
di
Londra
-
spicca
un
cane
talmente
grande
da
raggiungere,
con
la
testa,
l'ascella
del
suo
conduttore.
Il
nome
San
Bernardo
deriva
dal
valico
aostano
ove,
per
secoli,
questa
razza
ha
servito
operosamente
l'uomo.
È
nota
la
tradizionale
attività
di
soccorso
alpino
cui,
probabilmente
per
secoli,
date
le
loro
caratteristiche
particolari,
i
cani
San
Bernardo
erano
destinati.
Forse
è
nel
loro
essere,
forse
è
il
frutto
di
un'amicizia
millenaria,
ma
il
loro
connubio
con
l'uomo
è
tale
da
spingerli
anche
a
sacrificarsi
per
salvargli
la
vita.
Ad
affrontare
situazioni
di
pericolo,
quasi
ispirati
da
una
forza
misteriosa.
La
storia,
infatti,
racconta
che
questi
cani
perlustravano
le
zone
del
valico
da
soli,
percorrendo
per
intere
giornate
le
piste
innevate,
senza
mai
perdere
l'orientamento.
Giungendo
sul
luogo
dove
si
era
verificata
una
valanga,
provvedevano
a
cercare
le
persone
sepolte,
scavando
nella
neve
fino
ad
una
profondità
di
tre
metri,
per
raggiungere
l'infortunato,
che
veniva
in
seguito
rianimato
ed
"accompagnato"
in
un
luogo
più
sicuro.
Oggi
i
San
Bernardo
non
vengono
più
impiegati
nel
soccorso
alpino,
sostituiti
da
tecnologie che, comunque, non potranno mai eguagliarne l'opera.
Doti uniche
Alcuni
studiosi
hanno
avanzato
l'ipotesi
che
le
straordinarie
doti
del
San
Bernardo
siano
dovute
a
facoltà
"paranormali",
che
gli
permetterebbero
di
agire
seguendo
un
istinto
fuori
dal
comune.
Il
suo
comportamento,
a
volte,
sembra
essere
improntato
su
schemi
molto
complessi,
che
permangono
un
mistero.
Gli
studi
dimostrano
che
il
San
Bernardo
è
in
possesso
di
cellule
olfattive
simili
ai
raggi
infrarossi
che
lo
rendono
in
grado
di
percepire
le
onde
termiche
emesse
da
corpi
ancora
in
vita,
pur
sepolti
sotto
la
neve
o
le
macerie.
In
più,
questo
cane
riesce
a
prevedere
l'arrivo
di
una
tormenta
di
neve
o
la
caduta
di
una
valanga,
in
largo
anticipo.
E
la
selezione
naturale
della
razza
gli
ha
conferito
una
massa
corporea
che
gli
garantisce
ampia
resistenza
al
freddo
più
intenso
senza
patirne
le
conseguenze,
nonché,
nonostante
la
mole,
la
capacità
di
percorrere
lunghe
distanze
su
neve
e
ghiaccio
senza
risentire
di
ferite
ai
cuscinetti
plantari.
La
conformazione
fisica
del
torace,
delle
zampe
e
del
posteriore
assicura
inoltre
al
San
Bernardo
una
insospettabile
agilità
su
qualunque
percorso,
anche
il
più
proibitivo
e
con
qualsiasi
condizione
meteorologica,
anche
la
più
rigida.
Un'altra
sua
caratteristica
peculiare
è
la
guardia:
basta
la
sua
sola
vista
a
scoraggiare
i
più
malintenzionati.
Certi
esemplari
superano
infatti
100
chilogrammi
di
peso
e
raggiungono
al
garrese
anche
i
90
centimetri,
tant'è
che
solo
lo
scorso
Giugno
è
crollato
il
record
mondiale
di
Lord
Bute,
un
magnifico
San
Bernardo
di
112
chilogrammi,
battuto
da
un
Bull
Mastiff
inglese
di
120
chili!
L'indole
del
San
Bernardo
è
sostanzialmente
buona,
tanto
da
essere
considerato
un
ideale
compagno
di
gioco
dei
bambini.
Ma
può
trasformarsi
in
belva,
prova
ne
sia
che
simili
cani
venivano
utilizzati
dai
Romani
in
guerra,
per
la
difesa
dei
loro
avamposti,
e
nelle
arene,
dove
venivano
opposti
a
tigri
e
leoni.
Caratteristiche
ormai
sopite
in
loro,
salvo
che
nei
momenti
di
pericolo
per
il
proprio
padrone
ed
i
suoi
cari,
che
essi
proteggeranno
sino
alla
morte.
Sia
chiaro,
però,
in
nessun
caso,
il
San
Bernardo potrebbe aggredire senza averne un valido motivo.
Per amore della natura
Il
loro
coraggio
fu
ampiamente
sfruttato
dai
monaci
dell'Ospizio
del
San
Bernardo
nelle
ormai
storiche
imprese
di
salvataggio.
Fra
le
moltissime
testimonianze,
una
su
tutte:
quella
di
Barry,
il
"santo"
del
Gran
San
Bernardo.
Barry,
nato
nel
1800,
nei
sui
quattordici
anni
di
vita
salvò
oltre
40
persone
da
morte
certa,
ed
è
entrato
nel
mito.
Ad
ogni
modo
ciò
che
più
conta
è
l'emozione
che
la
compagnia
di
queste
meravigliose
creature
può
dare.
L'amore
che
dobbiamo
nutrire
per
loro
-
che
si
tratti
di
un
maestoso
San
Bernardo
o
un
umile
e
piccolo
meticcio
-
è
un
principio
di
vita
che
comunque
deve
estendersi
verso
nuovi
orizzonti.
Dimostrando
rispetto
per
tutto
ciò
che
di
naturale
ci
circonda,
proprio
come
la
Madre
Terra
fa
con
noi
dall'inizio dei tempi.
“Tutto quello che vediamo, quel che sembriamo
non è che un sogno dentro un sogno.”
Edgar Allan Poe
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